Mar. 24th, 2019

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 Fandom: JoJo's Bizzarre Adventures
Rating: Safe
Wordcount: 500
Iniziativa: CowT 9

Era una cosa terribile, un lavoro sporco e che li avrebbe segnati per sempre ma qualcuno doveva pur farlo.
Rohan strinse i pugni, lo sguardo concentrato e attento a tutto ciò che gli succedeva intorno. Erano arrivati in finale grazie alle sue abilità e ora dovevano solo vincere un'altra partita.
Era stata dura, arrivarci. Aveva dovuto rinunciare alla sua moralità, scendere a compromessi col mondo, accettare qualcosa che non avrebbe mai pensato di accettare, se solo gliel'avessero chiesto qualche giorno prima: stare in squadra con Josuke Higashikata.

Il mondo era ingiusto, il destino aveva sorteggiato le squadre e lui si era ritrovato quello schifoso buzzurro tra i piedi, ma non poteva farci molto. Aveva dovuto lavorare con ciò che aveva, e farsi bastare le sue doti piuttosto discutibili.
Era stato difficile scalare quella enorme montagna, avevano dovuto sudare e soffrire (soprattutto lui, contando con chi si trovava in squadra) ma alla fine erano arrivati lì, e la vetta era vicina.
Rohan prese la palla tra le mani, toccando delicatamente la superficie con le dita. Ce la potevano fare. Dopo tutto ciò che avevano passato, dopo gli insulti di Hermes e Jolyne, il modo per niente legale di giocare di Dio e Diego, le mille palle perse e i mille rinvii per mangiare di Mista e Giorno. Dopo tutta quella fatica, finalmente avrebbe avuto il suo momento di gloria. E finalmente, lavorare con il suo acerrimo nemico sarebbe servito a qualcosa.

Josuke si avvicinò a lui, guardandolo con un sopracciglio alzato.

"Sei sicuro di saper servire? L'ho sempre fatto io."

Fece notare. Rohan ne aveva già abbastanza delle sue lamentele.

"Certo che so servire. Cosa credi?! Ho lasciato fare a te solo perché serviva che io fossi già pronto in posizione, ma sono perfettamente in grado di farlo. E visto che è l'ultima partita, voglio provare."

La verità era che Rohan non aveva mai imparato a servire di schiacciata, a scuola l'unica volta che ci aveva provato aveva tirato la palla dritta in faccia al professore di ginnastica. Ma non importava, quello sarebbe stato il suo momento di gloria e nessuno gliel'avrebbe tolto, a costo di usare Heaven's Door per indirizzare meglio la palla.

Presto, comunque, avrebbe avuto la sua vittoria. Dovevano battere solo più una coppia, quella formata da Anasui e Okuyasu (non aveva idea di come fossero arrivati fin lì, Anasui sembrava perennemente disgustato dalla vicinanza dell'altro, e Rohan lo capiva perfettamente). Certo, anche loro erano stati parecchio bravi ad arrivare fin lì, ma Rohan aveva la passione e l'impegno dalla sua, come nei migliori spokon.
Prese la palla in mano, e chiuse gli occhi qualche secondo, poi si preparò.

"Heeeey attenzione!"

Un aeroplanino volò verso di loro,
e passò sfrecciando, tagliando da parte a parte la rete.

"Scusateeee."

Urlò Narancia, correndo. Rohan guardò la rete cadere ai due lati, sgranando gli occhi un paio di volte. Josuke sbuffò.

"Che palle, niente finale."

Rohan rimase in silenzio, per poi abbassare la palla, sconfitto. Sono tutte menzogne, quelle degli spokon.

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 Fandom: Hamilton
Rating: Safe
Wordcount: 506
Iniziativa: CowT 9

Le sedie erano pronte. Tutto l'ufficio era riunito. L'ora si stava avvicinando, e Thomas non poteva essere più soddisfatto. Finalmente, dopo anni di ricerche e pianificazioni, era riuscito a organizzare la gara dei sogni: tre scontri testa a testa, eliminatoria diretta, e chi arriva vivo alla fine vince la gloria e segnerà il proprio ingresso nella memoria di tutto l'ufficio.

Certo, aveva dovuto allearsi con Alexander Hamilton, il suo peggior nemico, la persona che più detestava sulla faccia della terra, ma era un piccolo prezzo da pagare per la gloria.

"Allora, pronti?"

Chiese James, con aria profondamente preoccupata. Era sempre stato ansioso, ma da quando avevano cominciato a organizzare la mirabolante competizione la cosa era ancora peggiorata. Thomas cerco di ignorare il suo sguardo carico di preoccupazione, e fece sistemare i due stagisti a cui avevano deciso di far fare le prove generali sulle due sedie. I ragazzini si sistemarono, con aria appena preoccupata, ma determinati a fare una bella figura davanti ai superiori.
Thomas sporse due estintori verso di loro, e ognuno ne prese uno, rigirandolo tra le mani.

"Ora è tutto pronto. James, dai pure il via."

James si asciugò il sudore col fazzoletto, per poi iniziare il conto alla rovescia, la voce flebile e tremante.

"Uno... due... tre.... via!"

Il rumore sibilante degli estintori che partivano riempì tutto l'ufficio, seguito dalle voci di incoraggiamento di tutti i colleghi. La gara era entusiasmante, soprattutto perché i due malcapitato continuavano a rischiare di cadere miseramente, le sedie che cigolavano pericolosamente sotto di loro.

Pochi secondi, e uno dei due scivolò per terra, rotolando rovinosamente oltre la linea d'arrivo. Gli altri colleghi esultarono e applaudirono il vincitore, che si alzò in piedi trionfante. Era solo una batteria di prova, ma Thomas lo lasciò crogiolarsi nella sua soddisfazione, in fondo se lo meritava.

La festa di interrotta dal rumore secco della porta che si apriva, Alexander Hamilton si buttò dentro ansimando.

"Via tutto! Via tutto! Il boss sta arrivando!"

Urlò allarmato. Tutti si mossero veloci e preparati, proprio come Thomas li aveva addestrati. Nascosero gli estintori, pulirono in un attimo la scia di schiuma, riordinarono le sedie, e tutti al loro posto prima ancora che il grande capo entrasse dalla porta. entrò in ufficio con aria tranquilla, fischiettando a bassa voce. Era una mattinata estremamente piacevole, il cielo era terso e la temperatura tiepida. La primavera evidentemente si stava avvicinando, e lui non vedeva l'ora di poter fare una settimana di piacevole vacanza a Mount Vernon, nascondendosi e rilassandosi sotto le fronde dei suoi amati alberi.
Si guardò intorno, sorridendo allegro nel vedere tutti i suoi sottoposti già alle loro postazioni, che lavoravano tutti concentrati.
Era un enorme piacere, sapere di poter sempre contare su di loro. Non era come altri posti di lavoro, dove i dipendenti cercavano sempre di fare qualcosa alle spalle del capo, loro collaboravano sempre in tutto.
Thomas Jefferson allargò un sorriso nel vederlo, e lo salutò con un gesto entusiasta della mano, che George ricambiò con piacere.
Che bel posto di lavoro.

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