Running to you
Mar. 9th, 2019 12:39 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Fandom: JoJo's Bizzarre Adventures
Personaggi: Joseph Joestar
Rating: Safe
Wordcount: 810
Iniziativa: CowT 9 - Settimana 4; Addormentarsi e Sognare
Gran parte del tempo, Joseph era felice. Era in quella città nuova, con persone interessanti e mediamente gentili, aveva potuto conoscere Josuke, e ora poteva occuparsi di Shizuka, la piccola bambina invisibile che avevano trovato. Era un ottimo modo, per passare la sua vecchiaia. O almeno parte di essa.
Gran parte del tempo, Joseph si sentiva sereno e senza troppi pensieri. Doveva solo badare alla bambina e aiutare Jotaro e Josuke quando i due ne avevano bisogno. Ogni tanto andava al centro commerciale con il figlio, e passeggiavano insieme per tutto il pomeriggio, e Joseph non poteva chiedere di meglio. Era un ragazzo sveglio, pieno di risorse proprio come Joseph era stato alla sua età. Ed aveva un buon cuore, sempre pronto ad aiutare i suoi amici ma anche le persone che conosceva a malapena, sempre pronto a vendicare ingiustizie e soprusi anche se non lo riguardavano. Certo, non era un santo, sembrava essere abbastanza incline a farsi strada nella vita con la sua astuzia, a volte anche con mezzi forse un poco sleali, ma chi era Joseph per lamentarsi? In fondo, lui aveva fatto la stessa identica cosa per anni.
Gran parte del tempo tutto andava bene, ma a volte, Joseph sentiva il peso degli anni addosso, sentiva la memoria tradirlo, il corpo cedere e stancarsi, le persone attorno a lui irritarsi silenziosamente a causa dei suoi sbagli. Ed era difficile, perché Joseph Joestar era stato una persona intelligente ed orgogliosa, e vedere la propria stessa rovina era quasi insopportabile. Così, a volte, Joseph scappava. Come aveva imparato a fare tanti anni prima, fuggiva da ciò che non poteva cambiare per trovare un nuovo punto di vista. Ma era difficile sfuggire a se stessi.
Così, aveva dovuto ingegnarsi.
Aveva imparato a dormire. Ovunque, in qualsiasi momento, lasciar andare la propria mente estraniarsi dalla realtà, cadendo in un sonno leggero ma pieno di immagini lontane. A volte era la sua piccola Holy, dolce e sorridente fin da bambina, erano i pomeriggi passati a tenerla sulle spalle e correre nei prati, le ore passate a giocare e fingere di lasciarsi sconfiggere dalla coraggiosa bambina. A volte era la sua amata nonna Erina, il sorriso gentile di quella donna che aveva plasmato la sua infanzia e l'aveva reso la persona che era, colei che fino alla fine gli era stata accanto. A volte erano i primi anni con la allegra e bellissima Suzie, la moglie che l'aveva accompagnato per tutta la vita.
A volte, invece, la sua mente correva ancora più lontano, nel profondo di ciò che aveva cercato di dimenticare e nascondere per gran parte della sua vita. Correva e correva, attraverso campi ed attraverso fiumi e attraverso gli anni, fino a trovare la figura giovane e lumino di Caesar, colui che la vita gli aveva strappato troppo presto, colui che sempre era rimasto nel cuore di Joseph, nascosto a tutti e tutto. Quasi nessuno sapeva di Caesar. Joseph non ne parlava mai. Aveva conservato i pochi ricordi che avevano condiviso, sepolti nel fondo del suo cuore, una musica di sottofondo che aveva accompagnato tutta la sua vita.
Ora quella sua vita volgeva al termine, e Joseph amava scavare così a fondo nella propria mente, trovando quel tempo così remoto eppure così vivido nei suoi ricordi. Gli allenamenti assieme, le intere nottate passate a parlare, i piccoli baci che Caesar poggiava sulla sua maschera per la respirazione e di cui Joseph si lamentava perennemente, ricevendo solo delle risate divertite in risposta.
Joseph si lasciava cullare da quei ricordi, lasciava che la mano di Caesar stringesse la sua e lo trascinasse lontano, in quel mondo che era solo loro, quell'angolo della mente in cui Joseph non aveva mai fatto entrare nessun altro.
Erano solo sogni, Joseph lo sapeva. Ma alla sua età, dopo che così tante avventure erano passate e fuggite via, dopo che la vita gli aveva dato così tanto e tolto così tanto, a Joseph non rimanevano che i sogni. Il suo corpo non gli permetteva nuove avventure, la sua mente non gli permetteva di seguire con la necessaria attenzione quelle di suo figlio e suo nipote. Così gli rimaneva quello, quell'angolo di sogno fatto dai ricordi, dalle speranze, e dai dolori che erano stati la sua vita.
Poteva sembrare poco, e poteva sembrare triste, ma Joseph si sentiva in pace. Aveva vissuto a lungo e a lungo aveva potuto continuare le sue avventure, e se pochi anni prima era stato il primo a non riuscire a rinunciare alla sua giovinezza, ora voleva solamente vivere i suoi ultimi anni in serenità, con le persone a cui voleva bene. E se ogni tanto la realtà diventava troppo pesante, il mondo dei sogni era sempre disposto ad accoglierlo. Forse, un giorno, si sarebbe semplicemente lasciato andare, e avrebbe accompagnato Caesar e tutti gli altri nel loro ritorno in quel mondo senza tempo.
Personaggi: Joseph Joestar
Rating: Safe
Wordcount: 810
Iniziativa: CowT 9 - Settimana 4; Addormentarsi e Sognare
Gran parte del tempo, Joseph era felice. Era in quella città nuova, con persone interessanti e mediamente gentili, aveva potuto conoscere Josuke, e ora poteva occuparsi di Shizuka, la piccola bambina invisibile che avevano trovato. Era un ottimo modo, per passare la sua vecchiaia. O almeno parte di essa.
Gran parte del tempo, Joseph si sentiva sereno e senza troppi pensieri. Doveva solo badare alla bambina e aiutare Jotaro e Josuke quando i due ne avevano bisogno. Ogni tanto andava al centro commerciale con il figlio, e passeggiavano insieme per tutto il pomeriggio, e Joseph non poteva chiedere di meglio. Era un ragazzo sveglio, pieno di risorse proprio come Joseph era stato alla sua età. Ed aveva un buon cuore, sempre pronto ad aiutare i suoi amici ma anche le persone che conosceva a malapena, sempre pronto a vendicare ingiustizie e soprusi anche se non lo riguardavano. Certo, non era un santo, sembrava essere abbastanza incline a farsi strada nella vita con la sua astuzia, a volte anche con mezzi forse un poco sleali, ma chi era Joseph per lamentarsi? In fondo, lui aveva fatto la stessa identica cosa per anni.
Gran parte del tempo tutto andava bene, ma a volte, Joseph sentiva il peso degli anni addosso, sentiva la memoria tradirlo, il corpo cedere e stancarsi, le persone attorno a lui irritarsi silenziosamente a causa dei suoi sbagli. Ed era difficile, perché Joseph Joestar era stato una persona intelligente ed orgogliosa, e vedere la propria stessa rovina era quasi insopportabile. Così, a volte, Joseph scappava. Come aveva imparato a fare tanti anni prima, fuggiva da ciò che non poteva cambiare per trovare un nuovo punto di vista. Ma era difficile sfuggire a se stessi.
Così, aveva dovuto ingegnarsi.
Aveva imparato a dormire. Ovunque, in qualsiasi momento, lasciar andare la propria mente estraniarsi dalla realtà, cadendo in un sonno leggero ma pieno di immagini lontane. A volte era la sua piccola Holy, dolce e sorridente fin da bambina, erano i pomeriggi passati a tenerla sulle spalle e correre nei prati, le ore passate a giocare e fingere di lasciarsi sconfiggere dalla coraggiosa bambina. A volte era la sua amata nonna Erina, il sorriso gentile di quella donna che aveva plasmato la sua infanzia e l'aveva reso la persona che era, colei che fino alla fine gli era stata accanto. A volte erano i primi anni con la allegra e bellissima Suzie, la moglie che l'aveva accompagnato per tutta la vita.
A volte, invece, la sua mente correva ancora più lontano, nel profondo di ciò che aveva cercato di dimenticare e nascondere per gran parte della sua vita. Correva e correva, attraverso campi ed attraverso fiumi e attraverso gli anni, fino a trovare la figura giovane e lumino di Caesar, colui che la vita gli aveva strappato troppo presto, colui che sempre era rimasto nel cuore di Joseph, nascosto a tutti e tutto. Quasi nessuno sapeva di Caesar. Joseph non ne parlava mai. Aveva conservato i pochi ricordi che avevano condiviso, sepolti nel fondo del suo cuore, una musica di sottofondo che aveva accompagnato tutta la sua vita.
Ora quella sua vita volgeva al termine, e Joseph amava scavare così a fondo nella propria mente, trovando quel tempo così remoto eppure così vivido nei suoi ricordi. Gli allenamenti assieme, le intere nottate passate a parlare, i piccoli baci che Caesar poggiava sulla sua maschera per la respirazione e di cui Joseph si lamentava perennemente, ricevendo solo delle risate divertite in risposta.
Joseph si lasciava cullare da quei ricordi, lasciava che la mano di Caesar stringesse la sua e lo trascinasse lontano, in quel mondo che era solo loro, quell'angolo della mente in cui Joseph non aveva mai fatto entrare nessun altro.
Erano solo sogni, Joseph lo sapeva. Ma alla sua età, dopo che così tante avventure erano passate e fuggite via, dopo che la vita gli aveva dato così tanto e tolto così tanto, a Joseph non rimanevano che i sogni. Il suo corpo non gli permetteva nuove avventure, la sua mente non gli permetteva di seguire con la necessaria attenzione quelle di suo figlio e suo nipote. Così gli rimaneva quello, quell'angolo di sogno fatto dai ricordi, dalle speranze, e dai dolori che erano stati la sua vita.
Poteva sembrare poco, e poteva sembrare triste, ma Joseph si sentiva in pace. Aveva vissuto a lungo e a lungo aveva potuto continuare le sue avventure, e se pochi anni prima era stato il primo a non riuscire a rinunciare alla sua giovinezza, ora voleva solamente vivere i suoi ultimi anni in serenità, con le persone a cui voleva bene. E se ogni tanto la realtà diventava troppo pesante, il mondo dei sogni era sempre disposto ad accoglierlo. Forse, un giorno, si sarebbe semplicemente lasciato andare, e avrebbe accompagnato Caesar e tutti gli altri nel loro ritorno in quel mondo senza tempo.