Letting go
Mar. 9th, 2019 10:54 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Fandom: The Punisher
Personaggi: Frank Castle
Warning: Soulmate!AU
Rating: Safe
Wordcount: 538
Iniziativa: CowT 9 - Settimana 4; Addormentarsi e sognare
Nel momento in cui l'acido toccò la pelle, Frank lasciò un ringhio basso. I suoi nervi lanciavano scosse di dolore lungo tutto il suo corpo, la pelle lentamente si scioglieva sotto la sostanza ed ogni secondo che passava la sensazione di caldo aumentava, arrivando a livelli quasi insopportabili. Non era un lampo di dolore unico, era un lento trascinarsi di agonia che continuava secondo dopo secondo, peggiorando ad ogni respiro. Uno degli angoli ancora lucidi della mente di Frank gli fece notare quanto fosse ironico, che quel dolore ricordasse così tanto il dolore che si portava dietro ogni giorno.
Era piena notte, e nessuno poteva sentire i suoi gemiti soffocati e il suo pugno che batteva ripetutamente contro il muro nel tentativo di sfogare il dolore. Era stato un gesto istintivo, ma l'ex marine non riusciva a trovare un motivo per pentirsene. Quella sera si era addormentato, tra mille problemi come sempre, solo per essere accolto dagli ennesimi incubi. Quelle immagini piene di colori e di speranza, piene delle risate dei suoi bambini, degli occhi di sua moglie, delle loro voci mescolate e piene di allegria. Quelle immagini che venivano distrutte, infrante come vetri dai proiettili di persone senza volto, che massacravano la sua intera famiglia senza che lui potesse fare nulla. Ancora, e ancora, e ancora ogni notte. Ogni singola notte i sogni tornavano e Frank viveva quel giorno da capo, ancora e ancora, senza mai fine, una spirale che sembrava non avere fondo.
Svegliatosi dell'ennesimo incubo, Frank aveva preso quella decisione. Aveva preso una bottiglia dell'acido più forte che aveva, aveva tolto la maglietta e aveva lasciato colare poche gocce sulla pelle, proprio lì dove si trovava il suo marchio, scuro e ben visibile.
E faceva male, il dolore sembrava non passare, e la pelle cominciava a colare piccole gocce di sangue, che Frank tentava di tamponare con del cotone. Dubitava di aver mai sentito così tanto dolore in vita sua. Aveva visto e provato tante cose, ma quel dolore continuo e pulsante consumava la sua mente tanto quanto la sua pelle, mangiando le cellule e la sua forza di volontà.
Passarono minuti, ore, o forse secondi. Frank non sapeva dire quanto, troppo concentrato a contare i graffi sul pavimento sotto di lui nel tentativo di estraniarsi dal dolore. Quando finalmente le pulsazioni si fecero meno soffocanti e il bruciore smise di dilaniarlo, Frank si sollevò in piedi, allontanando appena il pezzo di garza per guardare la ferita sotto. Era ancora rossa, lo strato di pelle superficiale totalmente scomparso, insieme al marchio che aveva ospitato. Frank sospirò pesante, prese del disinfettante e lo spruzzò dall'alto sulla ferita, stringendo i denti per il dolore. La chiuse con garza pulita, e chiuse gli occhi qualche secondo.
Poteva non essere molto. Poteva essere solo un gesto simbolico, ma sperava in cuor suo che gli incubi avessero pietà di lui. Che sua moglie avesse pietà di lui. La persona a cui aveva dedicato la vita, l'unica per cui quel marchio era utile. Tanto valeva lasciarlo morire insieme a lei.
Forse, ora, poteva cercare qualcos'altro. Un'identità diversa. O forse, riscoprire ciò che era sempre stato. Se solo la morte poteva accompagnarlo, allora una cicatrice era molto più adatta alla sua pelle.
Personaggi: Frank Castle
Warning: Soulmate!AU
Rating: Safe
Wordcount: 538
Iniziativa: CowT 9 - Settimana 4; Addormentarsi e sognare
Nel momento in cui l'acido toccò la pelle, Frank lasciò un ringhio basso. I suoi nervi lanciavano scosse di dolore lungo tutto il suo corpo, la pelle lentamente si scioglieva sotto la sostanza ed ogni secondo che passava la sensazione di caldo aumentava, arrivando a livelli quasi insopportabili. Non era un lampo di dolore unico, era un lento trascinarsi di agonia che continuava secondo dopo secondo, peggiorando ad ogni respiro. Uno degli angoli ancora lucidi della mente di Frank gli fece notare quanto fosse ironico, che quel dolore ricordasse così tanto il dolore che si portava dietro ogni giorno.
Era piena notte, e nessuno poteva sentire i suoi gemiti soffocati e il suo pugno che batteva ripetutamente contro il muro nel tentativo di sfogare il dolore. Era stato un gesto istintivo, ma l'ex marine non riusciva a trovare un motivo per pentirsene. Quella sera si era addormentato, tra mille problemi come sempre, solo per essere accolto dagli ennesimi incubi. Quelle immagini piene di colori e di speranza, piene delle risate dei suoi bambini, degli occhi di sua moglie, delle loro voci mescolate e piene di allegria. Quelle immagini che venivano distrutte, infrante come vetri dai proiettili di persone senza volto, che massacravano la sua intera famiglia senza che lui potesse fare nulla. Ancora, e ancora, e ancora ogni notte. Ogni singola notte i sogni tornavano e Frank viveva quel giorno da capo, ancora e ancora, senza mai fine, una spirale che sembrava non avere fondo.
Svegliatosi dell'ennesimo incubo, Frank aveva preso quella decisione. Aveva preso una bottiglia dell'acido più forte che aveva, aveva tolto la maglietta e aveva lasciato colare poche gocce sulla pelle, proprio lì dove si trovava il suo marchio, scuro e ben visibile.
E faceva male, il dolore sembrava non passare, e la pelle cominciava a colare piccole gocce di sangue, che Frank tentava di tamponare con del cotone. Dubitava di aver mai sentito così tanto dolore in vita sua. Aveva visto e provato tante cose, ma quel dolore continuo e pulsante consumava la sua mente tanto quanto la sua pelle, mangiando le cellule e la sua forza di volontà.
Passarono minuti, ore, o forse secondi. Frank non sapeva dire quanto, troppo concentrato a contare i graffi sul pavimento sotto di lui nel tentativo di estraniarsi dal dolore. Quando finalmente le pulsazioni si fecero meno soffocanti e il bruciore smise di dilaniarlo, Frank si sollevò in piedi, allontanando appena il pezzo di garza per guardare la ferita sotto. Era ancora rossa, lo strato di pelle superficiale totalmente scomparso, insieme al marchio che aveva ospitato. Frank sospirò pesante, prese del disinfettante e lo spruzzò dall'alto sulla ferita, stringendo i denti per il dolore. La chiuse con garza pulita, e chiuse gli occhi qualche secondo.
Poteva non essere molto. Poteva essere solo un gesto simbolico, ma sperava in cuor suo che gli incubi avessero pietà di lui. Che sua moglie avesse pietà di lui. La persona a cui aveva dedicato la vita, l'unica per cui quel marchio era utile. Tanto valeva lasciarlo morire insieme a lei.
Forse, ora, poteva cercare qualcos'altro. Un'identità diversa. O forse, riscoprire ciò che era sempre stato. Se solo la morte poteva accompagnarlo, allora una cicatrice era molto più adatta alla sua pelle.