A dream away from you
Mar. 9th, 2019 04:18 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Fandom: Fate Series
Personaggi: Waver Velvet
Rating: Safe
Wordcount: 592
Iniziativa: CowT 9 - Settimana 4; Addormentarsi e sognare
Erano passati anni, eppure capitava fin troppo spesso. Anche quella mattina, Waver si era alzato grondante di sudore, il peso dei sogni che avevano colorato la sua notte ancora sulle spalle.
Erano passati tanti anni, ma la presenza del suo Re non aveva mai lasciato il suo fianco. La notte, quando il mondo dormiva e il mago abbassava le sue barriere, poteva ancora sentire i suoi sussurri. La sua voce in lontananza che lo spronava ad andare avanti, vivere la sua vita come un vero conquistatore, dimenticando tutto ciò che gli altri maghi gli dicevano. Potevano dire che non era abbastanza. Potevano dire che era debole, che il suo sangue non era abbastanza pregno di magia per poter davvero diventare un mago potente, ma quelle parole erano più forti. Basse, sussurrate, eppure tonanti nella loro assolutezza. Ancora una volta, era Iskandar a ispirarlo, spronarlo, spianargli la strada per fargli vedere ciò che lo attendeva in fondo.
Ogni volta che quei sogni tornavano, ogni volta che quella voce tornava a sussurrare vicino al suo orecchio, Waver sentiva il petto stringersi. Avrebbe voluto tendere una mano, cercare di raggiungerlo. In tanti dei suoi sogni brancolava nel buio, cercando a tentoni il grande imperatore, urlando il suo nome mentre cercava di raggiungerlo. Ma Iskandar era sempre troppo lontano, in un mondo in cui Waver non poteva raggiungerlo. Tanti altri sussurri lo tentavano. Dicevano che bastava poco, per congiungersi nuovamente con lui. Bastava lasciarsi andare. Bastava un sospiro, e tutto sarebbe finito. Avrebbe potuto raggiungere quel reame in cui solo le anime senza più corpo potevano entrare.
Ma Waver aveva fatto una promessa, a quel suo stesso Re. Aveva promesso che sarebbe stato suo testimone nel mondo, che avrebbe continuato a vivere per lui e per il suo ricordo. E non poteva tradire quella promessa. Quindi, poteva solamente guardarlo da lontano, sentire la sua voce che flebile ma sicura arrivava fino a lui. Godere di quel piccolo contatto, urlare in sua direzione nel tentativo di farsi sentire ancora una volta. Per ricordargli che lui era ancora il suo fedele suddito. Che non aveva mai dimenticato la sua promessa, e mai lo avrebbe fatto.
Waver sospirò, cercando di scrollarsi di dosso quella sensazione di pressante e dolorosa malinconia che lo colpiva quando si risvegliava da quei sogni troppo vividi per essere solamente sogni. Si alzò dal letto e attraversò la stanza, raggiungendo lo scatolino in legno intarsiato nel quale custodiva il prezioso pezzo di stoffa con il quale aveva evocato il grande Alessandro Magno. Strinse le dita sulla stoffa rossa, come se quel semplice contatto potesse dargli la forza di cui aveva così disperatamente bisogno in quell'esatto momento.
Doveva solo tornare a letto. Ricordarsi ciò che aveva ereditato da quell'uomo che aveva cambiato la sua vita con un soffio. Ricordarsi che la morte non bastava a ingabbiare lo spirito di chi aveva giurato fedeltà al Re dei Conquistatori.
Doveva solo respirare, ricordarsi quante cose aveva ancora da fare. Quanto lavoro. Quanti obiettivi.
Un giorno, il suo tempo sarebbe giunto, e avrebbe potuto raggiungere il suo Re, fiero di tutto ciò che era riuscito ad ottenere dalla vita. Un giorno, avrebbe potuto raccontargli ogni cosa, ogni avventura. E ogni sogno.
Un giorno, si sarebbero rivisti. Waver ne era certo. Ma ora, il suo compito non era ancora finito.
Tornò a letto, e chiuse gli occhi, cercando di ricordare da quale punto della sua mente proveniva quella voce. Poteva ancora correrle incontro, sentirla per qualche altro secondo, prima di ricadere nelle braccia di Morfeo, in attesa del nuovo giorno.
Personaggi: Waver Velvet
Rating: Safe
Wordcount: 592
Iniziativa: CowT 9 - Settimana 4; Addormentarsi e sognare
Erano passati anni, eppure capitava fin troppo spesso. Anche quella mattina, Waver si era alzato grondante di sudore, il peso dei sogni che avevano colorato la sua notte ancora sulle spalle.
Erano passati tanti anni, ma la presenza del suo Re non aveva mai lasciato il suo fianco. La notte, quando il mondo dormiva e il mago abbassava le sue barriere, poteva ancora sentire i suoi sussurri. La sua voce in lontananza che lo spronava ad andare avanti, vivere la sua vita come un vero conquistatore, dimenticando tutto ciò che gli altri maghi gli dicevano. Potevano dire che non era abbastanza. Potevano dire che era debole, che il suo sangue non era abbastanza pregno di magia per poter davvero diventare un mago potente, ma quelle parole erano più forti. Basse, sussurrate, eppure tonanti nella loro assolutezza. Ancora una volta, era Iskandar a ispirarlo, spronarlo, spianargli la strada per fargli vedere ciò che lo attendeva in fondo.
Ogni volta che quei sogni tornavano, ogni volta che quella voce tornava a sussurrare vicino al suo orecchio, Waver sentiva il petto stringersi. Avrebbe voluto tendere una mano, cercare di raggiungerlo. In tanti dei suoi sogni brancolava nel buio, cercando a tentoni il grande imperatore, urlando il suo nome mentre cercava di raggiungerlo. Ma Iskandar era sempre troppo lontano, in un mondo in cui Waver non poteva raggiungerlo. Tanti altri sussurri lo tentavano. Dicevano che bastava poco, per congiungersi nuovamente con lui. Bastava lasciarsi andare. Bastava un sospiro, e tutto sarebbe finito. Avrebbe potuto raggiungere quel reame in cui solo le anime senza più corpo potevano entrare.
Ma Waver aveva fatto una promessa, a quel suo stesso Re. Aveva promesso che sarebbe stato suo testimone nel mondo, che avrebbe continuato a vivere per lui e per il suo ricordo. E non poteva tradire quella promessa. Quindi, poteva solamente guardarlo da lontano, sentire la sua voce che flebile ma sicura arrivava fino a lui. Godere di quel piccolo contatto, urlare in sua direzione nel tentativo di farsi sentire ancora una volta. Per ricordargli che lui era ancora il suo fedele suddito. Che non aveva mai dimenticato la sua promessa, e mai lo avrebbe fatto.
Waver sospirò, cercando di scrollarsi di dosso quella sensazione di pressante e dolorosa malinconia che lo colpiva quando si risvegliava da quei sogni troppo vividi per essere solamente sogni. Si alzò dal letto e attraversò la stanza, raggiungendo lo scatolino in legno intarsiato nel quale custodiva il prezioso pezzo di stoffa con il quale aveva evocato il grande Alessandro Magno. Strinse le dita sulla stoffa rossa, come se quel semplice contatto potesse dargli la forza di cui aveva così disperatamente bisogno in quell'esatto momento.
Doveva solo tornare a letto. Ricordarsi ciò che aveva ereditato da quell'uomo che aveva cambiato la sua vita con un soffio. Ricordarsi che la morte non bastava a ingabbiare lo spirito di chi aveva giurato fedeltà al Re dei Conquistatori.
Doveva solo respirare, ricordarsi quante cose aveva ancora da fare. Quanto lavoro. Quanti obiettivi.
Un giorno, il suo tempo sarebbe giunto, e avrebbe potuto raggiungere il suo Re, fiero di tutto ciò che era riuscito ad ottenere dalla vita. Un giorno, avrebbe potuto raccontargli ogni cosa, ogni avventura. E ogni sogno.
Un giorno, si sarebbero rivisti. Waver ne era certo. Ma ora, il suo compito non era ancora finito.
Tornò a letto, e chiuse gli occhi, cercando di ricordare da quale punto della sua mente proveniva quella voce. Poteva ancora correrle incontro, sentirla per qualche altro secondo, prima di ricadere nelle braccia di Morfeo, in attesa del nuovo giorno.