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 Fandom: JoJo's Bizzarre Adventures

Personaggi: Leone Abbacchio

Rating: Safe

Wordcount: 1004

Iniziativa: CowT 9 - Settimana 4; Cadere e farsi male


Il mondo non era altro che un ammasso di colori distorti. La realtà stessa sembrava piegarsi su se stessa, autodistruggersi e implodere davanti ai suoi occhi, lasciandolo da solo in uno spazio fatto di nulla, di vuoto e freddo, di nero, di dolore e assenza totale di senso.
Abbacchio non riusciva più a vedere il mondo nel verso giusto. Tutto quanto si accavallava, tutto ruotava, spazio e tempo si fondevano. Nulla aveva senso. Lasciava che la vita lo trascinasse in avanti, in quel mondo fatto di frammenti, di assenza di colori.
Dopo ciò che era successo al suo collega, dopo la deriva che aveva preso la sua vita senza che lui potesse accorgersene, aveva deciso semplicemente di lasciar tutto andare. Aveva lasciato la presa sulla propria vita, ed ora si adattava a quel mondo fatto di assenza di senso, limitandosi ad aspettare che la sua vita si interrompesse, un giorno, senza un come e senza un perché. Abbacchio non sapeva quando era caduto così in basso. Una volta aveva camminato a testa alta sul sentiero che era la vita, seguendo la sua strada e guardando gli altri percorrere la propria, contendo e orgoglioso di ciò che sarebbe stato il suo futuro. Un tempo, quel sentiero era stato lì, sotto i suoi piedi, si distendeva davanti a lui, e nonostante gli ostacoli e le curve l'orizzonte era sempre davanti ai suoi occhi. Poi era cominciata quella spirale fatta di dubbio e frustrazione, e Leone aveva provato ad arrancare lungo al sua strada, l'orizzonte sempre più sbiadito. Aveva provato a continuare, ma tutto era diventato difficile, e senza più l'orizzonte a guidarlo, aveva perso ogni speranza.

Non sapeva, quando era caduto. Non sapeva quale fosse stato l'istante in cui aveva cozzato contro la strada che era la sua vita e si era ferito così profondamente e dolorosamente da perdere l'orientamento. Non sapeva come fosse successo, non sapeva neanche come fare a rialzarsi. Era caduto a terra e si era fatto male ed il mondo era collassato su se stesso. E tutto aveva perso significato.
Leone non aveva più alcun interesse, per quella vita. Sapeva, sperava che un giorno sarebbe finita, e finalmente avrebbe semplicemente potuto morire in pace, senza vedere quell'ammasso immondo attorno a sé, senza sentire il peso del proprio fallimento sulle spalle ad ogni passo. Non sapeva neanche quanto tempo fosse passato. Aveva smesso di contare i giorni da molto tempo, e non si interessava a giornali o qualsiasi cosa che lo collegasse al mondo esterno. Viveva come un relitto, lasciandosi trasportare. Non sapeva neanche se fosse notte o giorno.

L'unica cosa che sapeva era che il campanello di casa sua aveva suonato per la prima volta in... non sapeva quanto tempo. Così, aveva lasciato giù la bottiglia di liquore e si era trascinato verso la porta. Non era realmente interessato a . sapere chi ci fosse dall'altra parte, ma le convenzioni sociali volevano che lui aprisse la porta a chi suonava, e Leone non aveva la forza di mettersi contro quelle leggi.
Fu in quel momento, che tutto cambiò. Nel momento in cui Leone alzò lo sguardo sulla persona davanti a lui, quell'uomo distinto dallo sguardo attento e deciso, che lo guardava in silenzio. Leone non aveva mai visto qualcuno come lui. La determinazione che illuminava i suoi occhi era abbastanza forte da fargli sollevare lo sguardo da terra, per poterlo vedere meglio.
Per un solo istante, Leone dimenticò il tumulto privo di senso che era la sua vita e si concentrò su quell'uomo, aspettando quasi con impazienza le sue parole.

" Leone Abbacchio, giusto? Voglio che tu entri nella mia squadra. Qua non hai nulla, io posso darti di nuovo un motivo per vivere. "

Leone non sapeva come quell'uomo potesse vedere così chiaramente dentro di lui. Le persone avevano cercato di aiutarlo, ma nessuno aveva capito ciò che provava. Non era dolore, non era senso di colpa, non era neanche il fallimento. Era il modo in cui il suo mondo era crollato attorno a lui, perdendo ogni senso, perdendo ogni direzione. Ed ora, quell'uomo lo guardava e gli offriva una nuova direzione. E Leone non aveva alcun interesse a sentire altro. Perché per qualche ragione, sentiva di non avere bisogno di altro. Se quell'uomo poteva di nuovo dare senso alla sua vita, non importava quale esso fosse. Tutto ciò che importava era quella promessa.

Quando qualcuno chiedeva ad Abbacchio come mai avesse deciso di seguire Bucciarati, l'uomo non rispondeva. Perché nessuno poteva davvero capire le sue motivazioni. Nessuno poteva capire il peso di ciò che Bucciarati gli aveva offerto, quel giorno, sotto la pioggia battente.
Abbacchio annaspava nel mare come un naufrago, solo e senza più una direzione. Bucciarati era stato la sua ancora di salvezza, la forza della natura che lo aveva trascinato di nuovo a riva, permettendogli di tornare a camminare sulla sua strada. E non importava se era una strada diversa. Non importava se la morale che un tempo aveva seguito quasi con riverenza era andata persa da qualche parte durante la tempesta. Tutto ciò che Abbacchio sapeva era che era caduto e aveva perso la strada, si era ferito e non aveva più trovato un modo per guarire.
Poi Bucciarati era arrivato e gli aveva teso una mano, aiutandolo a rialzarsi. Abbacchio non aveva più bisogno di vedere l'orizzonte. Il suo percorso non si stagliava più davanti a lui, lungo e prevedibile e programmato. Ma non ne aveva più bisogno. Non aveva bisogno di un senso da seguire, né di trovare il proprio posto. Aveva perso tutto quando era caduto, ma non aveva più bisogno di nulla.
Non importava se non poteva vedere l'orizzonte, perché aveva finalmente trovato la forza di riprendere a camminare. Ed ora, davanti a lui si stagliava la figura alta e snella di Bucciarati, e Abbacchio non aveva bisogno di altro se non della forza di camminare e seguire le sue ombre. Non aveva più bisogno di una direzione, non aveva più bisogno di un orizzonte.
Ora, Bruno Bucciarati era il suo orizzonte.

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